• Novembre 24, 2024 5:47 am

Il periodico

Ripetizioni e Corsi online

Secondo una nuova ricerca finanziata dall’UE e pubblicata sul British Medical Journal, uno su 10 casi di cancro tra gli uomini e uno su 33 casi tra le donne in Europa sono il risultato del consumo di alcol.
Lo studio, che si avvale di dati raccolti in Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito, ha rivelato che una proporzione significativa dei tumori imputabili all’alcol (40-98%) si è verificata in individui che consumano più delle quantità consigliate, equivalenti a due bicchieri al giorno per gli uomini e uno al giorno per le donne.

“I nostri dati mostrano che molti casi di tumore sarebbero stati evitati se il consumo di alcol fosse limitato a due drink alcolici giornalieri per gli uomini e a un drink per le donne, che sono le dosi consigliate da molte organizzazioni del settore sanitario”, dice Madlen Schütze, autrice principale dello studio ed epidemiologa dell’Istituto tedesco di nutrizione umana a Potsdam-Rehbruecke. “Ancora più casi di tumore sarebbero prevenuti se le persone riducessero il proprio consumo di alcol, portandolo sotto le linee guida raccomandate, o se smettessero del tutto di bere”.

In Europa il 6,5% dei decessi è il risultato di malattie croniche causate dal consumo di alcol. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dichiara che i tumori normalmente legati all’alcol sono cancri della cavità orale, della faringe, della laringe, dell’esofago e del fegato.

Nel 2007 a questo elenco sono stati aggiunti il carcinoma del seno nelle donne e il cancro del colon-retto.

I dati su cui si fonda la ricerca sono stati raccolti usando le stime del rischio desunte dallo studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) e dati rappresentativi sul consumo di alcol compilati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Nello studio EPIC, sono stati testati 363.988 uomini e donne di età compresa tra 35 e 70 anni all’inizio dello studio per verificare l’incidenza dei tumori tra il 1992 e il 2000. Il loro consumo di alcol è stato misurato attraverso questionari dettagliati sulle abitudini alimentari e lo stile di vita, oltre che sulla quantità, la frequenza e il tipo di bevande che hanno consumato in momenti diversi della loro vita. Naturalmente è stato chiesto anche il loro attuale livello di consumo di bevande alcoliche.

Lo studio ha calcolato che nel 2008 il consumo corrente e pregresso di alcol tra gli uomini è stato responsabile di circa 57.600 casi di tumore del tratto aerodigestivo superiore, del colon-retto e del fegato in Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Spagna e Regno Unito. Di questi casi, 33.000 sono stati il risultato di abitudini di consumo che prevedono più di due drink alcolici al giorno. In otto dei paesi, il consumo di alcol tra le donne ha provocato circa 21.500 casi di cancro del tratto aerodigestivo superiore, del fegato, del colon-retto e del seno, dei quali oltre l’80% (17.400) era dovuto al consumo di più di una birra, di un bicchiere di vino o di una bevanda superalcolica al giorno.

Questo studio fa avanzare la ricerca sui legami tra alcol e cancro, analizzando i dati sul numero di casi di tumore legati al consumo complessivo di alcol e sulla proporzione di casi dovuti al consumo di alcol oltre i limiti raccomandati.

Finora l’idea che riducendo il consumo di alcol a due bevande al giorno per gli uomini e a un drink per le donne si sarebbero avuti dei benefici in termini di incidenza dei tumori è stata una semplice ipotesi. Le misurazioni quantitative condotte nell’ambito di questo studio mostrano che questo legame esiste, sia quelle relative (frazione attribuibile all’alcol) sia quelle assolute (numero totale di casi di cancro) per l’onere associato al consumo di alcol oltre i limiti raccomandati. Lo studio è andato oltre, analizzando anche le passate abitudini di consumo dell’alcol.

I risultati sottolineano la necessità di ridurre il consumo di alcol in Europa e gli autori osservano che hanno anche delle implicazioni significative per le future politiche sanitarie nel continente.

fonte: cordis.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *