Quando due placche tettoniche arrivano allo scontro una delle due inizia a scivolare sotto l’altra, questo tratto di territorio si chiama zona di subduzione.
Da milioni di anni la placca tettonica africana che si muove verso nord si sta insinuando sotto la placca tettonica euro asiatica ad una velocità costante di circa un centimetro l’anno. Fintanto che la velocità di movimento è bassa non si hanno conseguenze, talvolta però i movimenti avvengono in modo repentino causando devastanti terremoti e terribili tsunami. Secondo il Professor Rinus Wortel geofisico dell’Università di Utrecht, nel mediterraneo, tra le coste africane e quelle siciliane, lungo il punto di collisione delle placche si è creata una nuova zona di subduzione. A suo avviso dalle analisi sui più recenti terremoti sembrerebbe che la situazione si sia invertita e che sia la placca eurasiatica a spingere sotto quella africana. Il fenomeno potrebbe aumentare il rischio e la qualità dei movimenti sismici del mediterraneo e perché no, dicono gli scienziati, causare terremoti come quello avvenuto di recente in Giappone. Non è certamente buona cosa creare allarmismi soprattutto a fronte di quanto avvenuto di recente, ma è bene sapere che il Mare Nostrum è soggetto quanto il Pacifico ad episodi di questo genere, di cui del resto in Italia si ha avuto prova nel terremoto di Messina del 1908, l’intensità fu di 7,1 gradi e le onde del mare arrivarono a 12 metri d’altezza, le cronache dell’epoca raccontano di 70mila morti. Il Professor Wortel ha annunciato i risultati della sua ricerca ad un recente convegno della European Geosciences Union di Vienna, per il momento si tratta di un’ipotesi di ricerca da convalidare ma molti esperti confermano la fondatezza della teoria.
Fonte: nationalgeographic