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Correva l’anno 2003, mentre illustrissimi professori italiani, di caratura internazionale pontificavano la sconfitta del cancro attaverso la specializzazione dei farmaci chemioterapici ( ricordiamo che i farmaci utilizzati per la chemioterapia provengono da un gas letale utilizzato durante la prima guerra mondiale e messo al bando dalla comunità internazionale anche per azioni belliche), arrivava in Italia dagli Stati Uniti la prof.ssa Paola Muti, la quale grazie all’esperienza maturata negli USA, proponeva un nuovo approccio al cancro, non solo cura,anche prevenzione. Quindi studiare delle sostanze non tossiche che possano prevenire l’insorgere di tali neoplasie. I grandi professori ascoltavano e non commentavano. La professoressa Paola Muti con tale approccio rivoluzionava la ricerca scientifica italiana ancorata alla “prima guerra mondiale”. Ricordiamo la sofferenza delle persone ammalate di cancro, ricordiamo i milioni di morti per cancro, ricordiamo che ogni anno 250.000 persone si ammalano di cancro e 150.000 muoiono. Questo è il bollettino di guerra nel nostro paese. Ricordiamo che un trattamento chemioterapico ha un costo di 100.000 euro a paziente ( notate bene un trattamento, spesso su un paziente viene ripetuto sei o sette volte). Quindi nel 2003 inizia a farsi strada un nuovo metodo di approccio alla malattia, non aspettiamo che si ammalino, ma preveniamo. A tal proposito grazie ai lavori compiuti negli Usa la professoressa Paola Muti ha in testa un farmaco: la Metformina. Ne abbiamo già parlato ma ricordiamo cosa si propone il progetto Tevere: “L’obiettivo del progetto Tevereè quello di comprendere se sia possibile intervenire sulla probabilità di sviluppare un tumore mammario attraverso la somministrazione di un farmaco, di diffuso utilizzo e di limitati effetti collaterali, chiamato metformina. Partecipano allo studio solo le donne in menopausa, con un’età compresa tra i 45 e i 74 anni di età.
Il progetto TEVERE è uno dei primi studi che intende valutare se un intervento farmacologico può, in effetti, impedire alla malattia di insorgere. Lo studio è completamente italiano, è il più grande Trial al mondo che tratta della prevenzione dei tumori al seno ed è una novità, anche perché finanziato interamente dal Ministero della Salute.
L’ Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma ha il ruolo di coordinare il progetto mentre il reclutamento viene fatto presso l’Istituto Tumori di Milano e presso vari centri delle province siciliane. Si è scelto Milano e la Sicilia in quanto l’incidenza dei tumori al seno è diversa in queste due zone geografiche: si ammalano molto di più le donne del nord rispetto a quelle del sud, tuttavia si vuole studiare se questa efficacia di prevenzione è uguale in entrambe le due aree.”
Il tumore al seno è il più diffuso nel sesso femminile dei Paesi occidentali. Ogni anno si ammalano in Italia circa 40.000 donne, con un tasso di mortalità tuttora elevato. Attualmente non esistono precise indicazioni per la prevenzione di questa malattia, ma consigli molto generali che possono avere rilevanza in termini di prevenzione, quali: limitare l’assunzione di alcool, l’aumento di peso in menopausa e l’eccessiva assunzione di grassi e zuccheri nella dieta. E’ inoltre importante per la diagnosi precoce, e non per la prevenzione dei tumori, sottoporsi con regolarità ai controlli (visita senologica, autopalpazione, mammografia…) poiché prima viene scoperto il tumore, maggiore è la probabilità che sia di dimensioni  limitate e maggiori sono le possibilità di guarigione.
La sperimentazione sarà relativamente breve, 5 anni. Ad oggi si è osservato da esperimenti effettuati in laboratorio che trattando delle cellule tumorali umane con metformina, queste sono state modificate ritornando ad essere cellule normali.
Abbiamo incontrato la Prof.ssa Paola Muti per avere notizie sul reclutamento e sui primi risultati. Ci dice : la sperimentazione continua , oltre cento donne fanno parte del trial di prevenzione, un trial aperto a donne con un’età compresa tra i 45 e i 74 anni. Possono partecipare donne di qualsiiasi ceto sociale e chi vuole entrare a far parte del trial, per maggiori informazioni, chi ha interesse, può contattarci dal Lunedì al Giovedì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30 al numero 06 5266.3333, ricordo che la segreteria telefonica è sempre attiva. Abbiamo chiesto alla Professoressa Muti perchè lo studio sulla Metformina. Ci risponde così: per molti anni abbiamo studiato la relazione tra diabete e tumori. Abbiamo riscontrato che persone a rischio diabete avevano una probabilità più alta di contrarre neoplasie tumorali. Per le donne era molto alta la probabilità di tumori al seno.Per questa ragione abbiamo pensato ad un farmaco che previene il diabete e quindi possa prevenire il tumore al seno. Per questo abbiamo pensato alla metformina. Un farmaco generico dai costi veramente bassissimi simili a quelli dell’aspirina e senza effetti collaterali.Quindi un farmaco che non ha effetti collaterali, dato a persone sane per evitare di ammalarsi.Si è arrivati alla sperimentazione della metformina perchè quando ero negli Stati Uniti avevamo notato come persone diabetiche a cui veniva somministrata metformina avevano la particolarità di un’insorgenza tumorale più bassa e soprattutto l’insorgenza del tumore alla mammella per le donne.Questi dati confermavano l’idea di utilizzare tale farmaco per la prevenzione dei tumori.Arrivata il Italia ho presentato al Ministero della Salute un progetto per la prevenzione del tumore al seno con l’utilizzo della metformina. Mi è stato approvato come altri due progetti di prevenzione.Vorrei aggiungere che sempre più la ricerca si orienta verso la chemi prevenzione, quindi lo studio di sostanze naturali che possano bloccare l’insorgenza di neoplasie tumorali.
Nell’intervista la Prof.ssa Paola Muti ha parlato dei centri di reclutamento , di come si possono avere maggiori informazioni su : http://www.progettotevere.it/.
E’ possibile vedere l’intera intervista su: http://www.italiatube.it/play.jsp?vid=952
Seguiremo periodicamente i risultati del Progetto Tevere, di come la ricerca smetta di essere invasiva e diventi “umana”, mettendo al centro la dignità delle persone. Spesso la morte non è la cosa peggiore che possa capire ad un individuo, piuttosto le atroci sofferenze, il buco nero della speranza a probabilità zero, l’assunzione di medicinali tossici e inutili. Nel Progetto Tevere e nell’intuizione della Professoressa Paola Muti vediamo uno spiraglio per un futuro migliore. Per raggiungere risultati ricordiamo che bisogna arruolare donne tra i 45 e 74 anni di età che non abbiano contratto tale malattia. Vorremmo lanciare un appello affinchè tante donne in turra Italia partecipino al trial per i seguenti motivi: per la propria salute, per i propri figli, per la propria nazione e per l’intera umanità.

intervista Paola Muti 21/03/2011

Paola Muti e progetto tevere

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