• Novembre 21, 2024 10:27 pm

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Realizzato al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma primo studio clinico con Smartxide2, tecnologia tutta italiana, che ‘leviga’ la pelle unendo l’efficacia del laser con l’effetto tonificante delle radiofrequenze

Se la cute di un nascituro subisce un danno in ambiente intrauterino, dopo il parto la pelle del neonato non mostra nessuna cicatrice. Questo capolavoro della natura è il sogno rincorso dalla chirurgia estetica e ricostruttiva con una storia ormai quasi centenaria di apparecchiature laser e creme varie, con cui i medici non solo cercano di restituire giovinezza, ma anche di ridare serenità a pazienti segnati sul corpo da incidenti o patologie come l’acne, che possono sfigurare in forma più o meno grave il loro volto o altre parti del corpo. Quel capolavoro della natura resta ancora irraggiungibile, ma una tecnologia tutta italiana e uno studio pilota appena concluso presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico sembrano aprire la strada a una nuova generazione di laser CO2, i cui effetti, integrati per la prima volta con quelli della radiofrequenza, hanno dato risultati molto superiori al passato nell’attenuazione di cicatrici profonde.

Smartxide2 questo è il nome della nuova apparecchiatura – da una parte sfrutta la tradizionale funzione abrasiva del raggio laser che, dilatando i vasi capillari della pelle, prepara anche la strada alla diffusione nell’epidermide delle radiofrequenze. Dall’altra, si avvale della capacità della radiofrequenza di restituire tono alla pelle (effetto ‘lifting’), sfruttando contemporaneamente il suo effetto vaso-costrittore, opposto a quello del laser e quindi in grado di contrastare i possibili effetti negativi di quest’ultimo (rischi di cicatrici da ustioni, edemi, eritemi, macchie bianche o marroni della pelle, nonché lunghi tempi di convalescenza).

Agli esordi della tecnologia laser a CO2, poco dopo la sua invenzione da parte dello statunitense Kumar N. Patel, nei primi anni ’60, per ridurre su un volto le cicatrici di un trauma o di un’acne sfigurante, si eseguiva infatti il cosiddetto “resurfacing ablativo”. Con una sola seduta, in ambulatorio e in anestesia generale, si otteneva una pelle in parte rinnovata, ma a un prezzo alto: la cute veniva praticamente abrasa dal volto. Il paziente doveva per settimane evitare la luce del sole, coprendo la superficie trattata con garze, creme e unguenti. Il forte arrossamento conseguente al trattamento svaniva non prima di tre mesi.

Tre decenni dopo è stata la volta dei laser frazionati, sistemi con cui la pelle viene ‘attaccata’ dal calore indirizzato non su tutta la superficie oggetto del trattamento, ma su una ‘griglia’ di punti. “Il risultato – spiega la Dr.ssa Stefania Tenna, responsabile dello studio clinico presso il Campus Bio-Medico – riduce in questo caso gli effetti collaterali ma anche l’efficacia del laser, che si limita a rughe e cicatrici lievi. In più, questo sistema richiede almeno due-tre trattamenti all’anno con probabilità di doverli ripetere nel tempo”.

La terza generazione di lasersperimentata ora al Campus Bio-Medico di Romapromette trattamenti che si concludono definitivamente in poco più di un mese, anche solo con una-due sedute ambulatoriali e senza la necessità di anestesia.

Le prime applicazioni della nuova metodica sono state compiute su dodici pazienti affetti da esiti cicatriziali gravi da acne e su una paziente che portava da anni, su metà del volto, i segni di un incidente. I risultati positivi di rimodellamento dell’epidermide serviranno ora a far partire uno studio multicentrico che permetterà di allargare il campione di popolazione e il numero di patologie trattate.

In due mesi di attività con il nuovo laser – sottolinea la Dott.ssa Tenna – abbiamo trattato pazienti che avevano tentato tutte le soluzioni possibili per tornare a guardarsi allo specchio senza timore. Abbiamo constatato fin dalla prima seduta un’attenuazione significativa delle cicatrici e già dopo una settimana il gonfiore e gli arrossamenti della pelle provocati dal laser erano scomparsi. In pochi giorni, le donne hanno potuto perfino tornare a truccarsi”.

I risultati dello studio pilota verranno presentati sabato, 12 febbraio, a partire dalle ore 9.00, nel corso di un Convegno organizzato presso la Sala Conferenze del Polo di Ricerca Avanzata del Campus Bio-Medico (via Álvaro del Portillo, 21 – Roma).

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