• Novembre 22, 2024 6:21 am

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Siamo qui con il dottor Blandino, coordinatore dei laboratori di ricerca del Istituto Regina Elena; dottor Blandino a che punto sono i laboratori di ricerca dell’Istituto?

I nuovi laboratori dell’area molecolare dell’Istituto Regina Elena  sono in fase attiva rispetto ai primi mesi dalla loro istituzione, hanno avviato una serie di ricerche su temi assai complessi e sono in pieno funzionamento. La ricerca è in continua evoluzione, ne consegue che, mentre gli studi avviati l’anno scorso stanno ormai seguendo il loro percorso,nascono sempre nuove progettualità. Di pari passo le tecnologie utilizzate dagli inizi vengono implementate e sostenute da altre, così da essere sempre all’avanguardia sia per quanto concerne le tecnologie stesse, che per i risultati ottenuti

Lei ha accennato ad una serie di ricerche molto complesse, può spiegarci nello specifico di cosa si tratta?

L’area di ricerca molecolare persegue diversi obiettivi, prima di tutto però bisogna sottolineare come questo sia un centro di ricerca traslazionale; la ricerca traslazionale è quella ricerca biomolecolare pre-clinica che produce risultati rapidamente trasferibili all’attività clinica, vi è quindi alla base la volontà di trasferire immediatamente i risultati della ricerca al letto del paziente. Questo avviene tramite l’analisi dei pazienti stessi, ma anche dei tessuti tumorali di questi, la radiografia molecolare del paziente ci permette di tornare ai sistemi di ricerca in vitro e di studiare così i comportamenti molecolari alla base delle attività tumorali che noi riscontriamo; questa è la cosiddetta area della stratigrafia molecolare. C’è una seconda area che sta crescendo vorticosamente, grazie anche agli sforzi dei giovani ricercatori, quella dell’isolamento delle cellule staminali tumorali, quella piccola porzione cellulare che è il serbatoio del tumore e che, probabilmente, contiene anche quelle cellule che lo disseminano in altre parti del corpo. Sono tutte ricerche molto complesse, che vedono anche l’interfacciarsi di diverse figure professionali, il medico con il biologo, i chimici con i bio-informatici, vi è quindi un approccio multidisciplinare come richiede oggi  la ricerca contro il cancro.

I vostri laboratori hanno, inoltre, aderito al “Progetto Tevere”, un progetto che vede coinvolti altri istituti sia Lombardi che Siciliani, e si occupa di prevenzione dei tumori al seno, in che modo collaborate con questi? 

Il Progetto Tevere è la sintesi di quelle che possono essere le ricerche traslazionali, perché parte proprio dall’osservazione dei pazienti; si è infatti notato come i pazienti sotto cura da anni per il diabete sviluppino meno i tumori rispetto alle altre persone. Se n’è dedotto che nel trattamento farmacologico del diabete viene utilizzata una sostanza che inibisce la formazione tumorale, principalmente l’insorgenza del tumore al seno, in parte anche per i tumori alla prostata e all’intestino. Quest’osservazione è stato il punto di partenza. Si è passati dunque allo studio in laboratorio e il concetto che emerge dalle ricerche su questi farmaci antidiabetici, utilizzati su culture cellulari o su modelli in vivo, è che alla base dell’insorgenza di tumori vi sono disordini del metabolismo, ne consegue che tutti quei farmaci che in qualche modo evitano questi disordini contribuiscono ad una maggior protezione rispetto ai tumori. L’esempio più forte è dato dalla correlazione tra obesità, data da delle disfunzioni metaboliche, e tumori; ci sono alcuni tumori, come quello all’esofago, non molto diffuso ma molto aggressivo, la cui formazione e strettamente legata a questo fattore.

Il “Progetto Tevere” oltre a portare avanti questi studi, si occupa anche di approfondire la correlazione tra dieta e tumori, principalmente è il dottor Berrino, dell’Istituto dei Tumori di Milano, ad occuparsene. Queste diete studiate dal dottor Berrino servono per prevenire solo alcuni tumori o tutti?

Obesità, dieta e cancro, numerosi sono gli studi di osservazione, anche la professoressa Muti, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena, si è occupata di questo argomento, l’integrazione dei nostri laboratori avviene nel momento in cui si va a studiare i meccanismi, il “perché” certe diete servono a proteggere. Abbiamo fatto un passo avanti nella lotta ai tumori, perché stiamo studiando quei meccanismi di protezione che lo prevengono,stiamo portando avanti una chemio prevenzione.       

Il professor Berrino sostiene che con una dieta corretta, forse, si potrebbe eliminare del 33% l’insorgenza di tumori.

Sono perfettamente d’accordo, tutta l’area che va da una giusta alimentazione ad un corretto movimento svolge un ruolo protettivo molto importante nell’insorgenza di tumori, il passo successivo che dobbiamo fare è quello della comprensione dei meccanismi molecolari alla base di questo processo. I laboratori di medicina molecolare devo fare da trait d’union fra l’osservazione che può fare il clinico e il biologo molecolare. E’ indubbio che un’arma fondamentale nella lotta ai tumori sia la prevenzione.

La professoressa Muti parlava in un’intervista degli studi sulla metformina come una possibilità nella prevenzione dei tumori al seno.    

Proprio in queste ultime settimane i laboratori di medicina molecolare stanno producendo risultati importanti che dimostrano come questo farmaco antidiabetico svolge un ruolo molto importante come antitumorale, anche a livello delle cellule staminali tumorali. Gli esperimenti condotti in laboratorio hanno dimostrato che la metformina corregge il metabolismo, anche delle cellule tumorali, e ripristina un metabolismo che è più fisiologico, che è di una cellula normale. Bisogna ricordare a questo proposito, come l’alterazione del metabolismo sia alla base di molti tumori, dalla prostata, al seno, all’intestino.

La metformina è un farmaco naturale o è un farmaco tossico? 

Non è un farmaco tossico, lo dimostra il fatto che da anni è utilizzato da milioni di persone che soffrono di diabete, tuttavia va ricordato come se somministriamo la metformina per la prevenzione, nel momento in cui noi la prescriviamo lo  stiamo facendo su pazienti potenzialmente sani; ne consegue che potrebbe, e ribadisco potrebbe, creare qualche controindicazione in  un uso prolungato. Esperimenti condotti su un gruppo ristretto di persone, tuttavia, hanno dimostrato che la metformina è un farmaco ben tollerato.     

Oltre alla Metformina, ci sono altri farmaci che state sperimentando?

Diciamo che un ruolo importante nelle terapie dei tumori lo hanno giocato le vitamine, in associazione con altri farmaci; della vitamina D, ad esempio, si è osservato come valori bassi di questa, la cui produzione è legata anche all’esposizione al sole, abbia favorito l’insorgenza di tumori al seno, si è visto di contro che le donne che si esponevano maggiormente ai raggi solari erano meno soggette a questa patologia. Altre osservazioni vengono condotte sulla melatonina, anch’essa ha un effetto protettivo nei riguardi dei tumori.  Diversi sono gli studi condotti, recentemente il professor Pellicci dell’Istituto Oncologico Europeo ha pubblicato un lavoro sugli effetti protettivi delle arance rosse, di contro a quelle gialle, esistono, come già accennato, in questo ampio concetto di alimentazione, una serie di sostanze che hanno una funzione protettiva.

Spesso quando noi mangiamo arance, cereali, od altro, mangiamo cibi non genuini, con sostanze non proprio ideali per il nostro organismo, come si possono conciliare questi effetti con quelli protettivi di cui ha parlato prima?

Sicuramente questa è una domanda molto difficile, dove diversi sono i fattori da valutare, come quelli legati al processo di conservazione dei cibi, alla percentuale di conservanti all’interno di questi, e anche là dove parliamo di cibo naturale, assolutamente biologico, dobbiamo fare attenzione, perché magari anche questo manca dei necessari controlli sulla qualità,che lo rendono sicuro da certi punti di vista. Sicuramente vanno privilegiati quei cibi che seguono un iter qualitativo controllato, io insisto perché venga riconosciuto quel messaggio sociale, che negli Stati Uniti si sta affermando, che associa i numeri legati a disfunzioni metaboliche, come l’obesità che colpisce fasce di età sempre più giovani, all’insorgenza di tumori.

Quindi da una parte c’è il problema di mangiare del cibo sano e dall’altra parte il problema dell’’obesità,che all’alimentazione è strettamente connessa.

Certamente l’obesità dipende dal cibo, ma anche dal tipo di vita che uno conduce, ad esempio per i bambini è importante osservare il loro  metabolismo, correggerlo là dove è necessario, e soprattutto spingerli ad un’attività fisica, che per loro è fondamentale. Tornando al cibo naturale, biologico, io non vorrei fare confusione, certo questi prodotti sono sicuramente meglio di quelli non naturali, ma  parlare di biologico, non deve voler dire che questo può sfuggire ad ogni controllo dei criteri minimi perché sia un cibo fruibile, ad esempio se parliamo di frutta e verdura, un controllo allo stato del terreno è opportuno effettuarlo e verificare come le piante vengono irrorate. La vera dieta inizia al mercato, dove la gente deve essere in grado di valutare quello che sta per mangiare.

Per concludere un’ultima domanda, voi negli ultimi 3 anni avete creato dei laboratori all’avanguardia, come collaborate con gli altri istituti di ricerca sparsi nel mondo?   

Gli studi  contro il cancro diventano di giorno in giorno sempre più una ricerca globale, la collaborazione nasce dalle varie specificità delle competenze, si crea un approccio multidisciplinare, non è difficile che io, ad esempio, collabori con i fisici di Israele o degli Stati Uniti, perché magari loro hanno sviluppato degli algoritmi particolari per l’interpretazione dei dati. Più cresce la tecnologia, più possiamo essere sofisticati nell’analisi, aumentano i dati, che vanno razionalizzati e resi accessibili. Una strumentazione che è in grado di sequenziale il genoma umano e a breve sarà in grado di sequenziale il genoma delle cellule tumorali, fornisce una serie di dati molto complessi, noi dobbiamo razionalizzarli e tirare fuori le informazioni che ci aiutino e creare un farmaco ad hoc per colpire quello specifico tumore, ed è per  questo che abbiamo bisogno di un approccio globale. Non dobbiamo quindi stupirci, tanto più in laboratori all’avanguardia come i nostri, di trovare studiosi e collaborazioni da tutte le parti del mondo, dall’università di Oxord ad Harvard.

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