• Novembre 22, 2024 5:02 am

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La nanotecnologia contro il cancro

Una delle problematiche maggiori nella cura del cancro riguarda la capacità delle cellule tumorali di eludere il sistema immunitario del corpo. La BIND Biosciences, con sede a Cambridge in Massachusetts, è riuscita a cotruire una “bomba intelligente”. Si tratta di una nanotecnologia, che attraverso delle nanoparticelle, chiamate BIND 014, riesce a garantire l’arrivo delle molecole terapeutiche alla cellule tumorali. Le sostanze terapeutiche vengono rilasciate lentamente in modo tale che la terapia esplica i suoi effetti in un arco temporale lungo. Le nano particelle sono state inventate da Robert Langer, del Massachusetts Institute of Technology, e Omid Farokhzad, dell’Università di Harvard. La loro dimensione è mille volte inferiore a quella di un capello umano che misura 100 nanometri. Sono costituite da quattro elementi tra i quali un farmaco comunemente usato nella chemioteapia, chiamato Docetaxel o Taxotere. Il farmaco è racchiuso in una matrice biodegradabile, fatta dall’acido polilattico, che permette la scomposizione della molecola in un periodo lungo, consentendo ad una singola iniezione di essere sufficiente per un arco di tempo abbastnza ampio. Il farmaco è riempito di glicole polietilenico, che serve per camuffare le nanoparticelle e permettere loro di non essere riconosciute ed attaccate dal sistema immunitario. Gli esperimenti sono stati effettuati su alcuni animali, ed utilizzati per curare il cancro alla prostata. I risultati sono stati ottimi, infatti il trattamento a mostrato nel lungo periodo una significativa riduzione delle cellule tumorali, fino a ridurle a zero. Il tumore alla prostata è  più comune tra gli uomini, in Gran Bretagna muoiono circa 10mila persone all’anno. Dopo la diagnosi il periodo di sopravvivenza è di circa 5 anni. I più colpiti, intorno al 60% sono uomini di 60 e più anni d’età. Le modalità di cura attualmente utilizzate sono gli interventi chirurgici, la chemioterapia, la radio terapia e la terapia ormonale. Rispetto alle terapie tradizionali questa nuova tecnica ha diversi vantaggi, tra cui  una maggiore efficacia nell’ arrivo alle cellule tumorali, una minore tossicità,  più bassa della chemioterapia ed in generale delle terapie tradizionali, che produce meno disagi nel paziente. Se i risultati ottenuti negli esperimenti effettuati non verrano confutati, entro il prossimo anno verrà utilizzata anche per la cura degli esseri umani, e se si avranno risultati  positivi, sarà brevettato un farmaco entro i prossimi 5 anni.

Fonte timesonline.co.uk

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