Ufficialmente nel mondo ci sarebbero 80 milioni di persone con l’Alzheimer; il cancro verrebbe diagnosticato a 15 milioni di persone ogni anno e solo negli USA, 500 mila persone morirebbero per una coronaropatia, 1 milione e mezzo per attacco di cuore e circa 3 milioni subirebbero un infarto silente.
In Italia ogni 14 minuti muore una persona di infarto e ogni 10 minuti una di ictus. La domanda è: la medicina ufficiale ha fallito? Iniziamo un percorso per capire cosa succede e partiamo da lontano….dalle nostre interviste
Tra le possibilità che che il mondo della medicina convenzionale e non,offre alle persone che scoprono di essere affette da un tumore, esiste quella branca definita sperimentale o meglio alternativa, di cui si parla ancora poco. Eppure su molte di queste discipline esiste una forma di omertà, scaturita dall’azione finalizzata alla ricerca dei prodotti di sintesi che hanno il vantaggio di essere brevettati e commercializzati. L’autentica ricerca nel rispetto della vita dei tre regni (animale, vegetale, animale) va indirizzata nella individuazione e nella utilizzazione dei “cosiddetti principi attivi”, ricavabili dalla stessa natura rappresentata dal regno vegetale. L’unica terapia riconosciuta sembra essere la chemioterapia, con i conseguenti e ben noti effetti collaterali. Ci siamo chiesti se esistesse un modo per debellare il male senza distruggere o mettere comunque a repentaglio la propria vita debilitando l’organismo con la chemio. Una possibile alternativa da studiare e approfondire è la radionica. Ne abbiamo parlato con il Prof. Giuseppe Genovesi ricercatore e docente.
Prof Genovesi esistono delle terapie alternative alla chemioterapia?
Sicuramente la chemioterapia è la terapia ufficiale, “ortodossa”, ma effettivamente non è l’unica. Si basa su presupposti che non sono molto condivisi dagli approcci naturali, diciamo dalla medicina olistica, che ha come obiettivo di mettere l’organismo nelle condizioni di riacquistare una capacità di autosufficienza. La chemioterapia è estremamente aggressiva, lo è in generale nei confronti delle cellule tumorali, ma lo è anche nei confronti del sistema immunitario dell’organismo. Quindi, spesso ci troviamo a fare i conti con un sistema di terapia debilitante per il paziente chela subisce; ha un effetto devastante sul sistema immunitariodell’organismo che vi si sottopone.
Questo è il conflitto che la caratterizza,perchè se è vero da una parte che può esserci un effetto sul tumore di per sé, è anche vero che il sistema immunitario, che poi è quello che dovrebbe essere in grado di assicurare la mancanza della recidiva e la guarigione completa, molto spesso risulta talmente compromesso da causare tra i fenomeno collaterali addirittura altri fenomeni neoplastici. Sembra strano ma proprio la chemioterapia che dovrebbe assicurare una guarigione anticancro, può diventare una terapia che tra i vari effetti collaterali ha proprio il cancro, magari di altre nature o altre tipologlie. Gli approcci non convenzionali, se possiamo definirli così, naturali, olistici, (si abusa di vari termini a proposito delle considerazioni su metodologie alternative a quelle classiche) sicuramente hanno un presupposto comune che è quello di cercare di arrivare a soluzioni del problema tramite un approccio più causalista, cercando in primo luogo d’identificare la causa della malattia, cancro compreso, in modo da poterla, una volta identificata, rimuovere attraverso proposte terapeutiche che hanno come obiettivo quello di ridare all’organismo la capacità di essere autosufficiente, cioè di recuperare quelle funzioni che in determinate circostanze erano andate perdute. E’ ovvio che ci sono delle situazioni che possiamo definiremolto complesse per permettere agli organismi di recuperare le proprie funzioni, ma gli approcci, proprio per questo motivo, possono essere multidisciplinari. Uno degli errori che viene commesso nel mondo della medicina in generale riguarda la contrapposizione di due scuole di pensiero: i medici che hanno un approccio tradizionale e allopatico sono in conflitto con coloro i quali praticano una medicina olistica, fitoterapica, e omeopatica. Si viene a creare un integralismo e questo è sicuramente uno sbaglio. In casi in cui viene utilizzata la chemioterapia potrebbe essere utile unire le due terapie( quella allopatica e quella non convenzionale). In questo senso si può intravvedere un’interdisciplinarietà a livello terapico che prima ancora dovrebbe essere di tipo diagnostico. Anche la diagnostica a volte subisce le limitazioni del protocollo. Se la medicina si avvicinasse di più alla fisica probabilmente anche dal punto di vista diagnostico avremmo degli elementi significativi.
A lei risulta che ci siano applicazioni di tali terapie? Se si, quali?
Sicuramente, bisogna dire, pur essendo io favorevole alla medicina olistica e quindi suo utilizzatore, che purtroppo in Italia essa viene molto spesso usata senzza un’adeguata cognizione di causa. Ne deriva, quindi, che possono verificarsi dei risultati negativi che non dipendono dagli approcci stessi ma dall’incompetenza di chi utilizza questo tipo di terapia.
Fatto salvo tutto ciò, esistono degli approcci estremamente efficaci, in particolare nel contesto della naturopatia tedesca che tiene conto di elementi fondamentali, riguardanti l’eziopatogenesi della malattia e la modalità per poter arrivare a gestire la causa della malattia attraverso l’uso di prodotti naturali ( intendendo con ciò principi attivi con contenuto attivo molto significativo tanto da produrre dei risultati clinici importanti). Il test EAV(elettro-agopuntura secondo Voll) prende il nome da un medico tedesco ( il dottor Voll), che aveva costruito una macchina per poter misurare le differenze di potenziale elettrico nell’ordine dei microvolt e millivolt, ciò permetteva di misurare nei punti dell’agopuntura lo scorrimento di piccolissime correnti che corrispondono a vari organi e funzioni d’organo. Identificando attraverso questo test le defaillances bioelettriche collerabili a defaillances funzionali di vari organi e testando le varie sostanze da utilizzare proprio attraverso questa tecnica per riequilibrare gli organi e le funzionalità. Infatti l’individuo che viene messo a contatto fisico con l’ipotetica sostanza da utilizzare dal punto di vista terapeutico può avere una variazione di potenziale elettrico di superficie cutanea solo con il semplice contatto con la sostanza. Tale approccio non è accettato dalla medicina classica o convenzionale, ma ha dei presupposti scientifici, perchè la fisica delle particelle e la meccanica quantistica, spiegano l’interferenza tra le singole particelle anche per il semplice contatto fisico, e quindi quanto una struttura energetica possa produrre un effetto energetico positivo anche su un organismo molto complesso. Ma le strategie non convenzionali, nel silenzio della medicina ufficiale e dei media, continuano a progredire anche grazie a spiegazioni di fenomeni misteriosi con la fisica quantistica e nuove teoria scientifiche ormai accettate a livello globale. Questa è la prima parte dell’intervista al professor Giuseppe Genovesi realizzata dal sottoscritto qualche anno fa. Continueremo con la seconda parte dell’intervista nei prossimo giorni.