• Novembre 22, 2024 12:06 am

Il periodico

Ripetizioni e Corsi online

Dopo aver passato tre anni in mare e aver viaggiato per 300 km, la trota iridea effettua esattamente lo stesso percorso compiuto nel viaggio di andata, seguendo le correnti interne e dirigendosi raramente nella direzione sbagliata.

Questa incredibile impresa sembra dipendere dagli organi di senso: grazie a capacità visive e oflattive incredibilmente sviluppate. Ma il vero asso nella manica riguarda l’abilità di percepire il campo magnetico della Terra.

Per la prima volta alcuni scienziati sono riusciti a isolare le cellule magnetiche che rispondono al campo terrestre. Questo progresso potrebbe aiutare i ricercatori a comprendere il funzionamento di queste capacità sensoriali anche in altre specie animali, compresi gli uccelli.

Noi pensiamo che questo lavoro potrà effettivamente rappresentare un cambio di rotta nella ricerca – ha dichiarato Michael Winklhofer, scienziato del Ludwig Maximilians Univeristy di Monaco e autore dello studio.

In precedenti ricerche è stato dimostrato che molte specie fra cui gli uccelli migratori hanno la capacità di individuare le variazioni nella forza del campo magnetico. Gli scienziati credono che la chiave di questa capacità risieda nella magnetite, minerale incorporato nei tessuti di uccelli e pesci. Gli scienziati hanno individuato quali sono i tessuti che potrebbero contenere magnetite attraverso l’utilizzo di coloranti che si fissano al minerale.

L’aspetto più complicato ha riguardato l’isolamento delle cellule, poiché sono molto poche e distanti fra loro, se esse fossero racchiuse insieme in un unico punto il magnetismo dell’una interferirebbe con quello dell’altra. “ Di norma nei tessuti la quantità di queste cellule è pari a 1 su 10mila, il che rende difficile qualsiasi ricerca” ha dichiarato Winklhofer.

Per isolare le cellule magnetiche da quelle normali, i ricercatori le hanno messe sotto un microscopio dotato di un magnete che ruotava intorno al piano dove era posto il campione. Ciascuna cellula conteneva particelle magnetiche che hanno inziato lentamente a ruotare insieme al magnete stesso. Hanno ripetuto l’esperimento con il tessuto olfattivo della trota che come ipotizzato conteneva magnetite.

In ciascuna cellula, le particelle magnetiche erano successive alle membrane cellulari, come hanno riportato gli scienziati nella rivista Proceeding of the National Academy of Science, e il magnetismo era dalle 10 alle 100 volte più forte di quanto si fosse ipotizzato. Questo suggerisce che i pesci non sono solo capaci di individuare il Nord magnetico, ma anche piccole variazioni d’intensità del campo che gli consentono di avere informazioni più dettagliate riguardo latitudine e longitudine.

Questo risultato è superiore a qualsiasi altro raggiunto fino ad oggi, ha detto Michael Walker  dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda, che ha partecipato a molti esperimenti in questo settore. Quello che manca – ha aggiunto – è dimostrare che queste siano effettivamente cellule sensoriali – poiché la presenza di particelle magnetiche non prova che vengano passate informazioni al cervello.

Fonte: Science.com


 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *