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Archeologi in contrasto sulle origini della storia umana

Circa 74.000 anni fa una vallata situata nella area meridionale dell’India fu sommersa da centinaia di chilometri cubi di cenere, che trasformarono il paludoso acquitrino in una landa desolata. La cenere proveniva da un vulcano chiamato Toba situato sull’Isola di Sumatra.

Il vulcanologo Clive Oppenheimer dell’Università di Cambridge, durante scavi nella zona ha rinvenuto sotto diversi strati di cenere dei manufatti appartenenti ad un gruppo di uomini insediatisi nella vallata poi distrutta dall’eruzione. Secondo teorie antropologiche accreditate gli esseri umani nacquero in Africa e dà li migrarono in Eurasia circa 65.000 anni fa; ma il ritrovamento dei manufatti indiani ha provocato la nascita di due schieramenti contrapposti.

Secondo il Professor Mellars della Cambridge University, la grande migrazione che condusse gli esseri umani a 12.000 chilometri dall’Australia avvenne 50/60.000 anni fa, ossia dopo l’eruzione vulcanica del Toba. A suo avviso un gruppo di uomini tecnologicamente evoluti, in grado di produrre utensili raffinati come archi e frecce, si spostarono dall’Africa seguendo la costa, raggiungendo prima la penisola arabica, poi l’India e infine l’Australia.

Al contrario secondo il professor Petraglia dell’Università di Oxford la migrazione avvenne fra 74.000 e 125.000 anni fa, molto prima dell’eruzione vulcanica. Questi gruppi si spostarono poco prima della grande glaciazione, quando l’area era ancora umida e calda, portando con loro semplici utensili attraversarono le aree praticabili. A incoraggiare la teoria del Professor Petraglia interviene il ritrovamento di strutture che testimoniano la presenza di esseri umani nella penisola arabica ben 100.000 anni fa.

Ad avvalorare la tesi del Professor Mellars ci sono gli studi genetici elaborati sull’origine dell’uomo.

C’è una branca della genetica che ha raggruppato tutte le varianti del DNA mitocondriale. Il mitocondrio è un granello di forma ovoidale contenuto nelle cellule, necessario alla respirazione cellulare. Il DNA mitocondriale è ereditato integralmente dalla madre.

Gli scienziati hanno pertanto ricostruito gli aplogruppi, ossia raggruppamenti di mutazioni genetiche del DNA mitocondriale, per risalire al ritroso nel tempo e individuare l’origine del genere umano.

L3 è un aplogruppo sviluppatosi nell’Homo Sapiens Sapiens circa 60.000-70.000 anni fa, per cui i discendenti della prima stirpe di esseri umani hanno nel loro codice genetico questo marchio. Attraverso una serie di analisi L3 è stato individuato in popolazioni africane e non.

Ma il Professor Petraglia non si lascia influenzare da simili dimostrazioni, perché l’analisi mitocondriale di uomini moderni non dimostra proprio nulla, le tracce genetiche di individui vissuti 125.000 anni fa potrebbero essere andate perdute. Purtroppo però non sono ancora stati ritrovati insediamenti o manufatti che mettano inequivocabilmente fine alla disputa, i recenti ritrovamenti di ossa umane in Cina e Indonesia non consentono datazioni certe, pertanto sarà solo il tempo a produrre prove inconfutabili.

Fonte: Nature.com

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