Molti di noi avranno sentito dei “funghetti allucinogeni”. Di questo tipo di funghi diffusi in tutto il mondo ne esistono circa duecento varietà e ogni anno i micologi ne classificano di nuove specie.
Evidenze storiche e archeologiche dimostrano che una pluralità di culti e tradizioni, sia a scopo religioso che terapeutico, si è sviluppata intorno ad essi. La maggior parte dei funghi allucinogeni producono psilocibina e psilocina. In Italia la specie più diffusa, più nota e più potente è Psilocybe semilanceata, che cresce in habitat erbosi sulle alpi e sull’Appennino tosco-emiliano; è presente anche sui massicci montuosi dell’Italia centrale. In seguito all’ingestione i funghi allucinogeni possono determinare disturbi gastrici, nausea, vomito, vertigini, arrossamento cutaneo, aumento della temperatura corporea. Questi sintomi in genere hanno breve durata (seppure possano essere alquanto fastidiosi) e sono lentamente sostituiti dagli effetti psichedelici delle sostanze che, come l’acido lisergico sintetizzato in laboratorio, oltre le ripercussioni sulle percezioni possono avere effetti “enteogenici” (sensazioni di contatto profondo con la realtà interiore ed esterna, atteggiamento contemplativo, disposizione alla pace interiore). Ma un recente studio afferma che l’alterazione di personalità dovuta ai funghi “magici” non si fermi a qualche ora: potrebbe durare anche un anno. Lo studio guidato da Roland R. Griffiths, professore di psichiatria e scienze comportamentali presso la Johns Hopkins University School of Medicine ha detto che molti dei partecipanti allo studio dopo un anno erano ancora esposti alle “alterazioni”.
Durante ogni sessione, i partecipanti sono stati invitati a sdraiarsi su un divano, utilizzare una maschera per gli occhi, mentre ascoltavano la musica per focalizzare l’attenzione sulle proprie esperienze interiori. Spesso i consumatori riferiscono di provare una sensazione di totale controllo della mente e di riuscire ad avere una immagine di sé e della propria personalità da un’ottica esterna, ciò può rivelarsi piacevole per alcuni individui o viceversa creare forte disagio con conseguenti disturbi psichici. Griffiths crede che i cambiamenti di personalità riscontrati in questo studio sono probabilmente permanenti da quando sono stati sostenuti e ipotizza che l’uso controllato della sostanza potrebbe portare a trattamenti per la depressione nei malati di cancro. Egli ha anche ipotizzato che il farmaco potrebbe aiutare le persone a smettere di fumare.
I volontari inoltre sono stati considerati psicologicamente tutti sani. “Non sappiamo se i risultati possono essere generalizzati a tutta la popolazione” aggiunge Griffiths.
Il Dottore ha anche rilevato che alcuni dei partecipanti allo studio hanno riferito di sentire una forte paura o ansia. Egli avverte, tuttavia, che se gli allucinogeni sono utilizzati in ambienti non sorvegliati, la paura o l’ansia potrebbero portare a comportamenti dannosi.