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Dal passato al futuro: uomini e macchine intelligenti

Intelligenza Artificiale

La storia dell’umanità è arrivata ad un punto di svolta, quella di doverci confrontare con altre “creature intelligenti”, inizialmente avverrà in maniera molto soft: prima ci aiuteranno a gestire le nostre attività, a rendere la vita più semplice, evitare sprechi, poter lavorare mentre guidano macchine, metropolitane, autobus, aerei, poi dovremo confrontarci con loro sul piano giuridico, scientifico, sociale, filosofico. E poi cosa succederà? Non lo sappiamo, nessuno può dare una risposta precisa: forse vivremo in un nuovo Eden, oppure, chissà! l’intelligenza artificiale è anche “dialogo continuo” avvenuto nei secoli tra scienziati e filosofi. Un sottile filo  ha unito i secoli fino ai giorni nostri e nel prossimo futuro.
Il desiderio di creare intelligenze simili a quelle umane, ma artificialmente prodotte, è antico quasi quanto l’uomo. Già nell’antica Grecia, si riteneva che Efesto (in greco antico: ἭφαιστοςHēphaistos nella mitologia greca è il dio del fuoco, delle fucine, dell’ingegneria, della scultura e della metallurgia. Era adorato in tutte le città della Grecia in cui si trovassero attività artigianali, ma specialmente ad Atene. Nell’Iliade, Omero racconta di come Efesto fosse brutto e di cattivo carattere, ma con una grande forza nei muscoli delle braccia e delle spalle, per cui tutto ciò che faceva era di un’ impareggiabile perfezione. La sua grande fucina si trova nelle viscere dell’Etna, lavora insieme ai suoi ciclopi, dove i colpi delle loro incudini e il loro ansimare fa brontolare i vulcani della zona e il fuoco della loro fucina arrossa la cima dell’Etna. I suoi simboli sono il martello da fabbro, l’incudine e le tenaglie. In qualche rappresentazione è ritratto con una scure accanto. Nella mitologia romana vi era una figura divina simile ad Efesto ed era il dio Vulcano. fonte wikipedia) , dio del fuoco e della metallurgia, avesse creato degli “automi” che lo aiutavano nel lavoro, e addirittura troviamo citato nell’Iliade (Omero, 1997, p. XVIII, 417-421), che: “due ancelle si affaticavano a sostenere il signore, auree, simili a fanciulle vive; avevano mente nel petto e avevano voce e forza, sapevano l’opere per dono dei numi immortali; queste si affaticavano a sostenere il signore”; Come riporta la Pugliara (Pugliara, 2002, p. 86), “il dio fabbro infonde dunque una sorta di „animazione artificiale‟ che possiede la medesima collocazione corporea, il medesimo nome e le medesime potenzialità dell’animazione umana”. Addirittura, “le ancelle d‟oro […] sono istruite dagli dei immortali”, cioè sanno “come comportarsi grazie all’intervento degli dei”; ciò presuppone, da parte loro, una capacità di apprendimento” (ibidem). Queste caratteristiche di animazione e capacità di apprendimento sono elementi ancor oggi fondanti dell‟intelligenza artificiale. Anche Aristotele (Aristotele, 1997, p. I A, 4, 1253b), ha inteso mostrare questa tensione verso strumenti automatici intelligenti: “Se ogni strumento riuscisse a compiere la sua funzione o dietro un comando o prevedendolo in anticipo, come si dice delle statue di Dedalo o dei tripodi di Efesto… e le spole tessessero da sé e i plettri toccassero la cetra, i capi artigiani non avrebbero davvero bisogno di subordinati, né i padroni di schiavi” . Una prima riflessione: secoli or sono menti acute guardavano al futuro e immaginavano esseri simili agli uomini. Perchè? Nella Bibbia (Genesi 1-5) la creazione dell’uomo è narrata in due racconti. Nel primo essa avviene il sesto giorno, mediante la seguente deliberazione: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza“. Nel secondo racconto “Dio formò l’uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente“. E poi i racconti di fantascienza di Asimov, in un futuro così lontano, inimmaginabili nemmeno in quegli anni, eppure quel futuro inizia a prendere forma.
La storia è ricca di tentativi di creare esseri comandati e in grado di eseguire compiti specifici, ci provò anche Leonardo da Vinci, che progettò un automa cavaliere nel 1495. In alcuni casi si trattò di falsi automi, a volte divertenti, come il “Turco Meccanico”, un automa della seconda metà del 1700 che giocava a scacchi, una sorta di genio degli scacchi; dopo molti anni si scoprì che vi era una persona dentro al “robot“. Perchè l’uomo ha cercato chi lo sostituisse nelle proprie funzioni? Sicuramente per rendere la qualità della vita migliore. Solo questo? L’ uomo ha sempre cercato un sostituto speciale, una “macchina intelligente” che sapesse giocare, e in particolare il più intellettuale dei giochi, quello degli scacchi. Il termine robot fu coniato dallo scrittore ceco Karel Čapek soltanto nel 1920. Sicuramente la storia (e la mitologia) è piena di curiose anomalie che andrebbero approfondite: l’Egitto, le Piramidi, Atlantide (solo leggenda?) e tante altre. Vedremo di approfondire successivamente.
Oggi si fa risalire la nascita dell’intelligenza artificiale moderna a due lavori: quello di Alan Turing, “Computing Machinery and Intelligence”(Turing, 1950),  l’articolo di Shannon (Shannon, 1950) sulla programmazione di un programma di scacchi. Siamo agli albori dell’informatica , ma è già viva l’ istanza di realizzare automi e programmi intelligenti. È anche importante sottolineare come l’intelligenza artificiale nasca sin dal primo momento come l’unione dell’informatica e della filosofia. La fase iniziale degli anni ’50 fu ricca di proposte estremamente innovative (come la proposta di Turing di usare algoritmi evolutivi). Un momento particolarmente importante per questo settore fu la conferenza di Dartmouth, tenutasi nel 1956 col nome di “Dartmouth Summer Research Conference on Artificial Intelligence” presso il Dartmouth College, dove insegnava McCarthy, e supportata da altri nomi importantissimi come quelli di Marvin Minsky, Nathaniel Rochester e Claude Shannon. Questa conferenza durò circa un mese e servì come laboratorio e scambio di idee e quindi anche come piattaforma di lancio di molti dei lavori successivi. Il termine stesso “intelligenza artificiale” venne proprio coniato, da McCarthy, nella proposta della conferenza. McCarthy, il cui nome abbiamo già trovato spesso, avrà modo di lasciare altre impronte fortissime nell’intelligenza artificiale: suo il linguaggio LISP (1958), in assoluto il linguaggio di programmazione più importante nell’intelligenza artificiale, e suo anche il situation calculus (1963), un sistema logico per la rappresentazione e il calcolo delle pianificazioni. rispondere a questi compiti estremamente complessi.

La verità è che inizialmente l’IA ha privilegiato gli aspetti più intellettuali e mentali dell‟intelligenza, e in buona parte continua a farlo. Facciamo un esempio: se mentre scriviamo un articolo, vogliamo rispondere all’obiettivo di mangiare, cosa dovremo fare?
a)  pianificare di andare in cucina, prendere il pane, del salame, tagliare il pane, tagliare il salame, porlo dentro al pane e finalmente potremo mangiare. Questa è la cosiddetta attività di pianificazione, e rientra indiscutibilmente nell’ambito dell’intelligenza artificiale (anche se è oggetto di altre branche dell’informatica, ad es. della ricerca operativa).
Per operare un simile compito avremo bisogno di numerose altre abilità, che non abbiamo nemmeno menzionato:
b) dovremo avere un apparato visivo capace non solo di vedere ma anche di distinguere la porta, il pavimento, il pane e gli altri oggetti utili;
c) non solo, ma è anche importante saper riconoscere ciò che è mangiabile da ciò che non lo è, e se il salame  che abbiamo preso è guasto, poterlo dire e scartare quel particolare pezzo di salame;
d) essere capaci di camminare, di aprire porte, tagliare il pane…
In definitiva abbiamo bisogno di una parte di intelligenza più simbolica, capace di manipolare la pianificazione, ma anche di altri elementi, quelli meno simbolici, come la visione e il movimento, che oggi sono riconosciuti cardine di un sistema veramente intelligente. Si pensi che per una compiuta critica all’eccessiva preponderanza della parte intellettuale si è iniziata a fare solo verso la fine degli anni ‟80 e nei primi anni ‟90; articolo di Brooks, “Intelligence without representation” (Brooks, 1991).

Mi occupo da anni di formazione e assistenza a giovani studenti di scuole superiori e universitari. Quando mi occupo di giovani studenti, cerco di capire chi sono, come ragionano, quale canale sensoriale utilizzano e  aiutarli a capire la matematica e le altre materie scientifiche.  Potremmo dire anche che la matematica ci ha aiutato ad immaginare il nostro universo partendo da ben definiti principi ( che non possiamo mettere in discussione), ad esempio. “per due punti passa una e una sola retta”, oppure “due rette parallele non s’incontrano mai, anzi nel punto improprio all’infinito”.  La matematica è basata su: ipotesi (fatte dall’uomo), tesi e dimostrazione. Ma potrei andare oltre e dire che la matematica è la madre di tutte le altre discipline scientifiche: fisica, elettronica, chimica, algebra booleana, informatica e tutte le altre materie scientifiche.

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