I laboratori del Regina Elena portano avanti sperimentazioni su diverse sostanze per verificarne l’efficacia nel contesto della terapia per il tumore. Lei oggi è qui per parlarci della melatonina; anzitutto di csa si tratta?
La melatonina è una molecola naturalmente presente nel nostro organismo prodotta principalmente dalle cellule pinealociti localizzate nell’ipofisi; è un ormone secreto anche da altri organi: ipofisi, tiroide, surreni, gonadi. Viene rilasciata nell’organismo in tutte le occasioni di assenza di luce, principalmente, quindi, durante la notte. Il picchio di massima produzione si registra intorno alla mezzanotte, per poi diminuire progressivamente fino all’alba.
Quali sono le funzioni della melatonina?
Essa regola il ciclo sonno-veglia, tanto è vero che viene spesso prescritta in caso di insonnia per un periodo di tempo che può variare dai tre ai sei mesi ad un dosaggio che va dai tre ai sei milligrammi; ma ha dimostrato anche una funzione immunostimolante, infatti talvolta viene somministrata ai pazienti prima di un intervento chirurgico o alle persone immunossoppresse.
Quali sono gli eventuali effetti collaterali?
Essendo coinvolta nei meccanismi del sonno può indurre sonnolenza e in alcuni casi si è registrata una maggior irritabilità. Comunque ad oggi tutti gli studi condotti sono stati formulati sulla base di un periodo di assunzione limitato ai sei mesi; non si conoscono, pertanto, gli effetti a lungo termine.
Lei è ricercatrice nel campo dell’oncologia. Melatonina e cancro, qual’è la relazione?
Recenti ricerche hanno evidenziato che ad una più alta concentrazione di melatonina corrisponde una percentuale minore di probabilità di sviluppare il cancro, con riferimento soprattutto al tumore del seno; viceversa i soggetti che presentano agli esami ematici più bassi livelli di melatonina risultano esposti ad un rischio maggiore. In particolare vorrei citare due studi, uno condotto presso la Danish Cancer Society e l’altro presso la Harvard Medical School, dai quali è emerso che le donne che svolgono lavori che prevedono un impegno notturno, essendo maggiormente esposte alla luce e pertanto con più bassi livelli di melatonina nell’organismo, si riscontrano più casi di cancro; mentre tra le persone non vedenti, che non ricevono lo stimolo della luce sulla retina e quindi producono melatonina in buona quantità, si registra nel tempo una percentuale minore di casi di tumore. La categoria presa in esame è stata quella delle infermiere e sono state monitorate per un arco di tempo di dodici anni.
Ci sono tante persone che hanno l’abitudine di addormentarsi lasciando la televisione accesa. Questo potrebbe, quindi, incidere negativamente sulla produzione di melatonina?
Effettivamente si, perchè lo schermo della televisione rappresenta, comunque, una fonte di luce e pertanto non favorisce la secrezione di melatonina da parte delle ghiandole a questo deputate.
Anche in estate, quando si verifica maggiore alla luce, l’organismo produce meno melatonina; tuttavia, questo non significa che si debba completamente evitare l’esposizione ai raggi solari, anzi, questi promuovono la produzione della vitamina d, anch’essa con proprietà benefiche nelle patologie tumorali; l’importante è mantenere il giusto equiliberio.
Quali sono i risultati registrati dai vostri laboratori sull’impiego della melatonina in caso di tumore?
Sono stati confermati i risultati di ricerche condotte anche da altri laboratori, evidenziando una riduzione della crescita del tumore. Ad oggi, quindi, sappiamo che la melatonina influisce positivamente nei casi di patologie tumorali ritardandone il processo di sviluppo, tuttavia ancora non siamo in grado di dire secondo quali dinamiche questo avviene. L’obbiettivo è proprio quello di indagare i meccanismi d’azione della melatonina.