Giuseppe Genovesi, ricercatore nel campo della fisica quantistica, ospite alla trasmissione 2012 New Life, espone la teoria dell’universo olografico.
Studi condotti gia a partire dal 1982 hanno portato all’elaborazione di principi teorici che mettono in discussione alcuni postulati della scienza tradizionale. Gran parte dei fisici ritiene che non possano esistere fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, tuttavia le ricerche degli anni ottanta hanno evidenziato che particelle subatomiche come gli elettroni, sottoposti a determinate condizioni, sono in grado di comunicare tra loro indipendentemente dalla distanza che le separa, sia essa minima o molto accentuata. Questo fa presupporre l’esistenza di un universo non locale, si può, cioè, parlare di universo locale, quello sottoposto alla legge di causa – effetto, e di universo non locale, nel quale accadono cose a prescindere dal tempo. Sulla base di queste affermazioni si potrebbe concludere che l’universo è in realtà un’illusione, un enorme ologramma.
Chiariamo il concetto di ologramma.
Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’ausilio di un laser. Mi spiego meglio.
Prendiamo in considerazione una qualsiasi parte del corpo, per esempio la mano, e supponiamo di sottoporla ad una scannerizzazione per mezzo di fasci laser, riportando l’immagine su di una lastra; l’immagine stessa risulterà alquanto indefinita, tuttavia, se irradiata a sua volta da altri raggi laser, apparirà evidente che essa conserva le informazioni del tutto. Ovvero, se andiamo a dividere in due la lastra, visualizzeremo non l’immagine di due metà bensì due mani intere. Questo è quello che intendo quando affermo che ogni frammento di un tutto mantiene in sé le informazioni del tutto.
Analogamente, qualsiasi variazione introdotta nel più piccolo frammento del tutto si ripercuote in tutte le altre componenti del tutto.
Alla luce di queste affermazioni, considerando il tempo come una linea retta costituita da una successione di punti, potremmo immaginare, intervenendo anche su uno solo di questi punti, di produrre delle modifiche su tutti gli altri, il ché equivarrebbe a dire che ci si potrebbe muovere indistintamente avanti e indietro lungo la linea del tempo, ovvero, in un’ottica olografica dell’universo, passato e futuro non avrebbero significato.
Teoricamente si, sebbene sia necessario dire che affinché questo possa essere effettivamente percepibile dal cervello occorrerebbe che il cervello stesso fosse sfruttato al pieno delle sue potenzialità; noi invece sappiamo oggi che ne usufruiamo soltanto di un 10%.
Questo significa che, nonostante le straordinarie risorse di cui il cervello dispone in potenza, noi viviamo invece prigionieri di alcuni limiti. Che cosa si potrebbe fare per uscire da questa “prigione”?
Si dovrebbe poter rendere disponibili per il cervello tutti quegli elementi che possono fornire il nutrimento necessario per i suoi sistemi percettivi, eliminando al contempo tutti quelli che invece ne ostacolano l’evoluzione. A questo proposito voglio ricordare che esiste uno scritto indù, risalente all’incirca ad una ventina di secoli fa, che indica le tappe attraverso le quali è possibile raggiungere uno stato di super coscienza.
Il testo spiega cosa mangiare, come respirare, come pensare e come sviluppare il corpo per poter offrire al cervello le risorse energetiche necessarie per arrivare ad un simile traguardo.