• Novembre 24, 2024 1:19 pm

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Nel 1890 si riteneva che su Marte ci fosse abbondanza di canali e fiumi ricolmi d’acqua; nel corso degli ultimi decenni gli studi astronomici hanno confermato questa ipotesi. In superficie è presente una bassissima quantità di ghiaccio, come hanno dimostrano le missioni Nasa Marines Space del 1970 e il Programma Viking del 2003, ma vi sono moltissimi canyon e vallate che un tempo avrebbero potuto contenere acqua allo stato liquido. Grazie all’analisi di alcuni meteoriti di origine marziana piombati sulla terra milioni di anni fa i ricercatori hanno potuto constatare che sul pianeta le quantità di H2O sono molto più elevate di quello che sembrerebbe a prima vista.

I due frammenti di roccia si sono costituiti quando il pianeta aveva ancora un nucleo caldo e il suo manto era allo stato liquido. A seguito di un’eruzione vulcanica il manto deve essere stato spinto in superficie così che gli strati rocciosi si sono raffredati e solidificati. I due meteoriti hanno una composizione chimica differente e questo indica che  erano dislocati in aree diverse. Lo studio geologico dei meteoriti non si è limitato unicamente a individuare la loro posizione originaria, era indirizzato a verificare la percentuale di molecole d’acqua intrappolate al loro interno.

Le molecole sono moltissime, una percentuale che lascia supporre che il manto di Marte contenga al suo interno le stesse quantità d’acqua presenti in quello terrestre.

La notizia ha entusiasmato gli ambienti scientifici riaccendendo la speranza di quanti ipotizzano che sul pianeta possano essere nate delle forme di vita ormai fossilizzate, e di quanti guardano al pianeta rosso come una possibile meta per l’uomo: nella prospettiva di una sua futura colonizzazione, recuperare l’acqua imprigionata nella roccia si presenta come una possibilità molto più economica e semplice di importarla o prelevarla dal poco ghiaccio presente.

 

 

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