Secondo quanto narrato dalla tradizione orale e secondo quanto riportato nel diario di George Vancouver, nel XIX secolo, una tribù di nativi americani chiamati Coast Salish, famosi per la produzione di manufatti artistici e artigianali ha tramandato di generazione in generazione una tecnica per realizzare delle coperte con il pelo di una particolare razza di cane. Da quanto emerge nei racconti erano loro stessi ad allevare questi animali, caratterizzati da un manto particolarmente morbido e da peli molto lunghi. Per gli archeologi è possibile che utilizzassero i peli di uno Spitz, un cane di origine svedese. Tuttavia fino ad oggi non sono state rinvenute prove certe che confermino quanto narrato nelle leggende. Sono stati compiuti diversi studi sulle coperte realizzate dai Coast Salish tra il XIX e il XX secolo, ma le analisi hanno rivelato che il tessuto era ricavato dal manto di pecore o capre di montagna. Tuttavia secondo le ultime ricerche effettuate dalla biochimica Caroline Solazzo e dai suoi colleghi dell’Università di York, le analisi spettrometriche e molecolari evidenziano che effettivamente le coperte fatte nella prima metà del XIX secolo erano costituite da una mistura di peli di pecora e cane. Gli scienziati hanno analizzato nove coperte, ma solo quelle più antiche erano state filate con la peluria dei cani, dalla seconda metà del XIX secolo in poi la tribù perse definitivamente questa tradizione.
Fonte: Science.com