• Novembre 22, 2024 12:00 am

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Ci sono malattie cerebrali che incontrano molti ostacoli nell’individuazione di agenti curativi non tanto perché sia difficile trovare il farmaco appropriato ad inibire il malfunzionamento di proteine “canaglia” o di recettori problematici, come avviene ad esempio nell’Alzheimer o nel Parkinson, quanto perché il cervello è un organo particolare, soggetto a barriere di protezione quasi impenetrabili. I farmaci viaggiano nel flusso sanguigno e raggiungono gli organi, tuttavia il cervello ha una sorta di scudo che lo protegge da infezioni o tossine che attaccano altre parti del corpo, tanto che in casi estremi vengono praticati interventi chirurgici per iniettare i farmaci direttamente sotto la calotta cranica. Chiaramente si tratta di interventi eccezionali non praticabili se un paziente ha bisogno di una cura quotidiana. Il cosiddetto scudo si chiama Barriera Emato Encefalica, una sorta di barriera sanguigna, che inibisce l’accesso ad alcune sostanze. In questi ultimi anni tuttavia si sono intraviste delle possibilità, gli scienziati hanno infatti capito che determinate sostanze possono arrivare al cervello attraverso interruzioni temporanee della barriera protettiva, che aprono vie d’accesso.

Fonte: discovermagazine

 

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