• Novembre 23, 2024 11:12 am

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Intervista alla Dott.ssa Sabrina Strano, ricercatrice presso i laboratori dell’Istituto Regina Elena di Roma, e coordinatrice dei gruppi di ricerca sulla chemio prevenzione.

L’Istituto Regina Elena di Roma oltre a svolgere i normali servizi ospedalieri, ha al suo interno dei laboratori di ricerca indirizzati allo studio della chemio prevenzione.

Recentemente è stato pubblicato sulla rivista Oncogene uno studio, effettuato da un team di ricerca dell’Istituto, nel quale viene spiegato quali sono i meccanismi attivati dalla melatonina per rallentare lo sviluppo di melanomi. Gli effetti della melatonina erano già conosciuti, tuttavia non era chiaro quali fossero i processi attivati per proteggere le cellule. La melatonina attiva una proteina, detta P53, considerata il guardiano del genoma, la quale informa sia le cellule dell’organismo che i geni deputati alla protezione del genoma, dell’arrivo di “insulti” che potrebbero causare disfunzioni. Attraverso questa sostanza le cellule possono essere avvisate e protette dai danni di eventuali fattori ambientali, come raggi gamma, raggi ultravioletti e agenti chemioterapici. In quest’ultimo caso l’assunzione della melatonina diventa fondamentale perché protegge le cellule sane dagli insulti generati da questo tipo di farmaci ed evita l’ulteriore degrado di quelle malate. La prescrizione di cicli chemio o radio terapici per un verso è necessaria poiché curativa, per un altro è dannosa e può produrre l’insorgenza di tumori secondari nel lungo periodo. Ma in quanti casi queste terapie generano carcinomi secondari? Purtroppo la scienza non può dare informazioni dettagliate al riguardo essendo una branca studiata da poco, tuttavia elevata è la casistica di soggetti che hanno contratto in tenera età tumori epatici, come la leucemia, e pur rispondendo positivamente nell’immediato, a 30 anni hanno sviluppato altre forme tumorali. Ci sono alcuni farmaci come il Tamixifene, utilizzati nel trattamento dei tumori al seno, che contrastano l’insorgenza e lo sviluppo del tumore, ma possono essere responsabili dell’insorgenza di altre patologie, problemi tromboembolici e tumori all’endometrio.

Purtroppo la somministrazione di trattamenti farmaceutici spesso causa l’insorgenza di ulteriori problemi ed è per questo che è importante svolgere un’attività di prevenzione. A tal proposito i ricercatori dell’Istituto Regina Elena di Roma hanno avviato un’attività di confronto e collaborazione con il Dott.Sporn, un farmacologo americano che coniò venti anni fa l’espressione chemio prevenzione. Secondo il Professor Sporn è necessario intervenire prima che la patologia si manifesti, perché a quel punto il corpo ha accumulato centinaia di mutazioni geniche, ed è più difficile interrompere lo sviluppo della malattia. Al contrario nel periodo di latenza, lungo circa 20 anni, è possibile  arrestare questo processo attraverso la somministrazione di  trattamenti combinati e chemio preventivi,  evitando interventi traumatici sul corpo del paziente, come nel caso dei tumori al seno in cui si procede all’asportazione della mammella. Con un trattamento chemio preventivo è risparmiata la somministrazione di farmaci che inducono problemi cardiovascolari come il trastuzumab o il tamoxifene e l’ormono terapia.

 

Purtroppo in Italia gli addetti ai lavori non mostrano un grande interesse nei confronti di questo filone poiché si fonda sull’utilizzo di sostanze naturali o sintetiche che intervengono nel processo di cancerogenesi bloccandolo o riducendolo, ma hanno costi bassi e non interessano le case farmaceutiche: la metformina oscilla tra i 4 e i 10 euro, come anche la melatonina,  la vitamina D, o i triterpenoidi, (una classe di sostanze che comprende 40mila composti fra i quali Vitamina A, Carotene, Betacarotene, olii di pesce e retinoidi ) con i quali sta lavorando il Dott. Sporn in clinical trial, effettuati su pazienti con tumore al seno, al pancreas, o tumori epatici, che stanno dando ottimi risultati. Allo stato attuale i trial sono testati su modelli animali, ma anche su soggetti ad alto rischio, appartenenti a gruppi familiari con pancreatiti, tumori al seno, o poliposi familiari.

Il Dott. Spron sostiene che per sconfiggere il cancro bisogna evitare che si sviluppi.

Ma come mai le riviste specializzate mostrano poco interesse nei confronti di questa branca?

Le case farmaceutiche sono interessate esclusivamente ai farmaci tradizionali, o alle nuove classi di farmaci, che purtroppo in alcuni casi non hanno nemmeno ottenuto buoni risultati. Questi insuccessi sono dovuti al fatto che il così detto farmaco bersaglio inibisce un’unica via di comunicazione, ma il corpo, ne ha migliaia, pertanto la cellula neoplastica sfrutta le vie di comunicazione alternative, trasmette il suo messaggio di morte e prolifera in modo incontrollato. Questo avviene perché c’è un difetto di comunicazione fra l’oncologo e l’oncologo molecolare il quale è a conoscenza di certi meccanismi biologici, ma nella maggioranza dei casi il medico si affida alle indicazioni delle case farmaceutiche.

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