Secondo uno studio, le radiazioni emesse da test e incidenti atomici altererebbero il normale equilibrio tra i sessi. Le radiazioni nucleari alterano l’equilibrio demografico, provocando un calo significativo delle nascite di bambine rispetto ai maschi. È quanto afferma una nuova ricerca che ha analizzato i dati sulla popolazione degli Stati Uniti e di 39 paesi europei. E gli autori lanciano l’allarme anche sul Giappone.
“Normalmente”, sostiene Hagen Scherb, biostatistico del Centro di ricerca sulla Salute ambientale di Monaco di Baviera e coautore dello studio, nascono 105 bambini ogni 100 bambine. “Non si conosce la ragione biologica di questo squilibrio”, spiega lo studioso. “È una costante naturale, come la forza di gravità”.
Ma rispetto allo squilibrio naturale, gli autori della ricerca hanno riscontrato un ulteriore aumento della percentuale di nascite maschili in due circostanze. Il primo picco si è verificato in tutti i paesi esaminati tra il 1964 e il 1975. Gli studiosi lo attribuiscono ai test nucleari a cielo aperto: scoppiando ad alta quota, gli ordigni liberavano atomi radioattivi che poi venivano catturati dalle correnti d’aria e distribuiti dai venti in tutto il pianeta. Solo nel 1963 i principali paesi nucleari firmarono il Trattato sulla parziale messa al bando dei test, che imponeva appunto di non collaudare più le armi atomiche nell’atmosfera. Il secondo picco nelle nascite maschili è stato riscontrato dopo il 1986 – l’anno dell’incidente di Chernobyl – ma solo su scala regionale. Ad esempio, l’aumento delle nascite maschili rispetto a quelle femminili è stato più marcato in Bielorussia, paese confinante con l’Ucraina, che in Francia, ed è stato del tutto assente negli Stati Uniti. “Più un paese è vicino all’Ucraina, più forte è l’effetto”, commenta Scherb. Secondo gli autori dello studio, ciò è dovuto al fatto che la fuga radioattiva avvenne a livello del suolo e non nell’atmosfera.
Fonte: nationalgeographic