A Copenaghen ha partecipato anche il Fondo Monetario Internazionale, tracciando un possibile piano di fuga dalla crisi economica internazionale. Il Piano è stato ideato grazie ai risultati del ” Climate Policy and the Recovery” uno studio realizzato dai ricercatori del Fondo Monetario secondo il quale la salvaguardia dell’ambiente è un ottimo modo per dare una spinta all’economia mondiale. Successivamente allo scoppio della crisi finanziaria l’attenzione degli Stati si è certamente allontanata dalla conversione delle fonti energetiche. In una condizione di recessione i fondi statali sono stati impiegati principalmente per sostenere le banche e le imprese. Investire nelle energie pulite è stato sentito come eccessivamente oneroso e in un periodo di restrizioni ci si è concetrati principalmente su settori considerati primari.
Ma i dati emersi dalla ricerca smentiscono il sentire comune. Sarebbe necessario che ciascuno Stato destinasse alle risorse ambientali il 5 % del Pil, cifra che attualmente è stata spesa per sostenere le Istituzioni finanziarie. Gli ambientalisti del National Resources Defence Council hanno calcolato che se non si interverrà per contenere l’aumento della temperatura i danni che le catastrofi naturali potrebbero provocare sulle sole coste degli Stati Uniti, ammonterebbero a circa 270 miliardi di dollari, ossia l’1% del Pil, entro il 2025 . Nel 2050 i danni causati dagli uragani e dalla siccità costringeranno ad investire per la ricostruzione il 2%. La chiave di volta per dare una definitiva spinta alla crisi finanziaria sembra essere proprio la lotta per l’ambiente, una cosa che farà bene alla salute del pianeta ma anche a quella dell’economia.
Fonte repubblica.it