Secondo recenti sondaggi, l’87% degli italiani ripone grande fiducia nell’ippoterapia, metodo di rieducazione psico-motoria che si avvale dell’uso del cavallo.
Se già Ippocrate consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia e l’insonnia, la prima documentazione scientifica in materia risale alla metà del 700, quando il medico Giuseppe Benvenuti rende noti alcuni studi.
Diffusasi dapprima in Scandinavia e in Inghilterra, a seguito della seconda guerra mondiale, e successivamente anche negli altri paesi, (in Italia è stata introdotta nel 1975), la terapia si è dimostrata particolarmente efficace nella riabilitazione di soggetti con problemi neuromotori e anche in percorsi di tipo psicoterapeutico.
Molti, infatti, i risvolti positivi dell’ippoterapia da un punto di vista psicologico:il cavallo è un animale grande, che trasmette un senso di protezione, ed è capace di esprimere emozioni nelle quali facilmente ci si può riconoscere, rivestendo, quindi, un ruolo rassicurante. Per questo l’ippoterapia può rivelarsi molto utile per chi soffra di stati d’ansia, ma anche per chi si senta depresso o sfiduciato, perché, i medici dicono, montare a cavallo, che è un animale di grandi dimensioni, favorisce l’autostima e la fiducia in sé stessi. Inoltre, il contatto fisico con l’animale, il fatto stesso di prendersi cura di lui e di coccolarlo attraverso carezze, così come le manifestazioni di affetto che l’animale da in risposta, danno grande gratificazione.
Anche in caso di difficoltà motorie, andare a cavallo, seguendo specifici programmi riabilitativi, può offrire grandi vantaggi.
La cavalcata stimola diversi gruppi muscolari e, richiedendo una concentrazione visiva finalizzata, facilita l’acquisizione della dimensione dello spazio.
In occasione della recente manifestazione Fieracavalli, è stata pubblicamente avanzata richiesta di inserire l’ippoterapia, ma anche tutte le altre terapie con animali, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza, così da facilitarne l’accesso a chiunque ne abbia bisogno.