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Otto enormi multinazionali attive nel settore farmaceutico hanno il potere di gestire a livello mondiale il mercato dei farmaci per il trattamento dell’hiv: sono le cosìdette Big Pharma, cinque anglossassoni e tre europee, che in sostanza detengono il monopolio sulla produzione dei trattamenti antiretrovirali, che sono sottoposti a brevetto per venti anni.

Questo significa che sono vietate ad altre aziende la produzione e il commercio del farmaco, né l’immissione sul mercato di sostanze equivalenti, se non dietro autorizzazione dei titolari del brevetto.

Tutto ciò ha un’incidenza notevole sul costo delle terapie, che rimane altissimo, e di conseguenza preclude l’accesso al trattamento alle popolazioni di quei paesi ancora in via di sviluppo. L’organizzazione mondiale della Sanità stima che in quelle aree del mondo sono circa sei milioni le persone che necessitano di trattamento, ma soltanto una minima parte di loro riceve i farmaci.

Ci sono paesi, come lo Zimbabwe o l’Uganda per esempio, in cui il costo di una terapia basata sull’impiego di tre antiretrovirali, considerando il numero di coloro che ne hanno bisogno, è superiore a quello dell’entrate totali del paese.

Una relazione pubblicata il 28 Settembre, rende noto che nel corso del 2009 in molti paesi sono stati raggiunti risultati positivi, tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga.
Quotidianamente oltre 1000 bambini vengono infettati dal virus dell’AIDS durante il parto o l’allattamento.

Nella relazione viene rivolto alla comunità internazionale un invito affinché si rafforzino gli interventi sul campo della prevenzione e si abbattono gli ostacoli che rendono difficoltosa l’assistenza sanitaria a coloro che sono già malati.

Chissà se i colossi del farmaceutico accoglieranno l’invito.

Fonti:

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