In Italia sono stati attualmente censiti, ad opera del Programma nazionale di bonifica, circa 150mila ettari di aree inquinate, sui quali sono stati pianificati degli interventi. Si tratta di circa il 3% del territorio nazionale, ma è necessario tenere in considerazione che l’attendibilità della stima non è totale, essendo più che probabile che l’area interessata sia superiore a quanto riportato nei dati ufficiali. Le cause d’inquinamento sono molteplici, come le fonti, e risiedono nella fuoriuscita accidentale di agenti inquinanti, o in atti deliberati, che hanno provocato l’inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle falde acquifere, dei fiumi dei laghi e del mare, fenomeno che ha pesanti ricadute sulla salute e sulla produttività stesse delle aziende. Le aree censite sono in prevalenza quelle industriali, dove si trovano gli impianti petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Taranto, Priolo, ma anche aree urbane come quella di Napoli, Trieste, Piombino, La Spezia, Mantova e città del sud Italia, dove è viva l’attività delle mafie. Sono stati rinvenuti residui di molteplici sostanze, dalle scorie delle fonderie, ai sali di rifusione di alluminio, oli esausti, melme acide, pesticidi, ddt, arsenico, mercurio, fanghi radioattivi. I livello di inquinamento è elevatissimo, superando di milioni di volte i livelli di tollerabilità stabiliti per legge.
Fonte: legambiente.it